| Non sono un appassionato di DLC. Per nessun motivo in particolare, non combatto stoicamente per riottenere la dignità dei giochi di un tempo, che non ti facevano pagare per nuove mappe, armi e costumi. Ma il fato che qualsiasi gioco io compri è destinato ad essere un'esperienza incompleta senza queste costose aggiunte (o meglio, quelle veramente fondamentali, i costumi alternativi possono aspettare) mi frustra abbastanza, e così spesso e volentieri aspetto la GOTY, deluxe, ultra, turbo, unchained, quel che è edition del gioco per non doverci pensare.
E così eccomi a comprare AC3 con qualche anno di ritardo ma con tutti i DLC: yay. Prima di passare alla tirannia di Washington ho deciso di completare quel che c'è da fare nel gioco "principale", e così ho anche dato un'occhiata alle missioni di Benedict Arnold che erano già lì, a New York. Un'occhiata di mezz'ora che mi è basata per completare l'intero DLC. Mh.
Partiamo bene. Si spera che questa breve esperienza mi abbia lasciato qualcosa di significativo, ma niente da fare nemmeno qui. Ed è un peccato, perché proprio la trama poteva essere il suo punto forte. Guerra, tradimenti, a chi non piacciono queste cose. E, soprattutto, si parla solo di guerra: non c'è neanche l'ombra dei Templari, il nostro Connor stavolta sparge sangue in uno scenario puramente storico. Parti come queste le ho sempre adorate, in AC, ma a dirla tutta non ricordo se ce ne siano tante altre, forse l'idea mi piace tanto che mi sono creato l'illusione della loro esistenza e... lasciamo perdere. Si torna a parlare di patrioti, inglesi, forti, comandanti, il clima è quello giusto, però l'incanto finisce qui, e il potenziale svanisce a causa dei dialoghi e della narrazione complessiva. Per dirne una, è molto più convincente la voce del database su Benedict Arnold che il susseguirsi degli eventi a cui assiste Connor. Come se non bastasse, alla base di tutto c'è Connor che accetta ancora una volta di aiutare Washington nonostante ciò che ha fatto, cosa che, se non sbaglio, aveva già fatto. Insomma, non è bravo a tenere il muso.
Bene, nessun background avvincente, spero che ci sia da sudare e soffrire, allora. Che sia una mezz'ora di pura competitività, tensione e puro eroismo. Niente. Il dilemma su descritto si ripropone. L'idea dietro a parte delle missioni non è male. Assassinare le spie nell'esercito senza farsi notare dagli altri soldati sembrava impegnativo, una sfida che ti spinge a studiare l'ambiente e le possibilità. Invece basta un dardo avvelenato (elemento che è sempre stato di troppo, secondo me, nell'arsenale degli Assassini; quantomeno Connor ne ha solo tre) per completare la missione senza problemi. Pedinare quei traditori fra alberi e campi potrebbe essere impegnativo, ma basta letteralmente pedinarli per farcela, mentre un grado di allerta maggiore o qualche evento che potesse rendere la cosa più intricata non avrebbero guastato. E, infine, la battaglia finale. Piuttosto soddisfacente, a dirla tutta, perché di vere e proprie battaglie, combattute in prima persona, in questo gioco ce ne sono poche: molte sono viste come un evento secondario, che Connor deve evitare, raggirare e comunque superare in modi piuttosto precisi, tra cannonate e fucilate. Qui invece ci sono intere truppe da sbaragliare con tanto di piccolo seguito ad affiancarti. L'unico problema è che AC è AC e quindi non è molto più difficile di trasportare casse in nome di Benedict Arnold. Qualche obiettivo da completare, di solito, rende questi eventi bellici più avvincenti e immersivi, invece questa scazzotata non è molto diversa da quelle che puoi fare in città facendo arrabbiare il numero giusto di persone sbagliate. Ma AC è pur sempre AC, e soprattutto in questo gioco le scazzottate sono piuttosto spettacolari.
Sempre per quanto riguarda le missioni si fa sentire la mancanza di ciò che riesce a rendere anche quelle più semplici una piccola sfida, gli obiettivi secondari. A volte interessanti, a volte frustranti, limitano la totale libertà che si ha in Assassin's Creed, che in questo caso non sempre è un bene, costringendoti a fare questo e quello. Un modo un po' brusco per alzare il livello di difficoltà, forse, ma mettersi alla prova è sempre divertente.
Un pregio di questo contenuto aggiuntivo è il fatto che, secondo me, fa ciò che ogni buon DLC dovrebbe fare: aggiungere letteralmente un pezzo al gioco. E dato che si tratta di AC un'intera, nuova mappa fa proprio al caso nostro. Ed ecco altri campi, foreste e fortini e fine. Gli obiettivi da completare inerenti alla location danno qualcosa da fare da quelle parti, e quando si tratta di fare a botte accetto volentieri. Dopotutto ho appena citato un fortino come se fosse un difetto, ma non lo è per niente: puoi gettarti là dentro, accoltellare qualcuno e fare (di nuovo) la battaglia della tua vita. Cosa si può volere di più?
Certo, questi obiettivi comprendono l'uso degli adepti. Che non si possono chiamare, in quella zona.
Per concludere, questo DLC ha raggiunto il punto più alto quando Connor si rifiutava di agganciare un grantiere in quanto nemico, e quindi non potevo attaccarlo in nessun modo. Ne è seguito un inseguimento fra alberi e campi, io che arrancavo verso la salvezza, lui, implacabile, il lupo cattivo armato di accetta. Oserei dire, però, che non fosse un evento voluto.
Forse esaminare nei dettagli queste missioni non è proprio ciò che andrebbe fatto in questo caso. Forse questa aggiunta voleva essere semplicemente un'aggiunta, una nuova aggiunta alla lunga lista di cose da fare di Ratonhnhaké:ton. Ma è anche vero che come aggiunta non rispetta un granché la legge universale del Pezzo Aggiuntivo, e si unisce ad un accumulo di incarichi non proprio emozionanti che, secondo me, sono uno dei principali difetti del gioco.
Comunque è già la terza volta che svuoto quel fortino.
Edited by (Panda) - 26/10/2014, 15:07
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