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Destiny, Assassin's Creed fan-fiction

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\\ Kanda //
view post Posted on 24/2/2013, 00:40 by: \\ Kanda //     +1   -1




(link EFP)

Sequence II


Confusion


L’avevo sognato.
Ovvio.
Avrei dovuto aspettarmelo, dopotutto.
Non che le immagini prodotte dal mio cervello fossero state chissà che cosa, semplicemente avevo rivissuto quel breve ed intenso momento della sera prima.
Averlo così vicino al mio viso aveva fatto scattare in me sensazioni che credevo di aver sopito per sempre. Che stupida.
Il sole filtrava dalle tapparelle chiuse con un’angolazione ancora abbastanza bassa. Guardai la sveglia sul comodino.
Le nove e un quarto. Non male, dopotutto avevo dormito parecchio, mi sentivo fisicamente riposata. L’unica parte di me che non si era data pace era il mio cervello demente.
Catherine dormiva ancora della grossa e dubitavo si sarebbe svegliata prima di due o tre ore. Se avevo imparato a conoscerla bene, doveva aver passato la nottata in discoteca a farsi qualche bonazzo appena conosciuto.
Che squallore.
Proprio vero che ricchezza e intelligenza non andavano quasi mai a braccetto.
Senza nemmeno curarmi se stessi facendo troppo rumore, mi feci una doccia tonificante e mi vestii. Infilate le scarpe da jogging e la felpa, uscii, chiudendomi la porta alle spalle.
Il campus a quell’ora era già piuttosto attivo. Chi, come me, si dirigeva tranquillamente verso la mensa per far colazione, chi già cercava la solitudine della biblioteca, con pile enormi di libri in mano, chi si affacciava assonnato dalla stanza per salutare un conoscente. L’atmosfera non era così male, dovevo ammetterlo.
Raggiunta la mensa mi sedetti in un tavolo vuoto vicino ad una delle grandi finestre, inondata dai caldi raggi del sole, in compagnia di una brioches alla marmellata ed un caffè americano di dimensioni preoccupanti. La sala da pranzo mi piaceva. A qualsiasi ora c’era chiacchiericcio, gente che andava e veniva, deliziosi profumi che aleggiavano nell’aria. Era un luogo vivo e mi rilassava, dandomi l’impressione di essere nel posto giusto.
Impressione che purtroppo non durava mai a lungo.
Dopo mesi ancora riuscivo a sentirmi un estranea lì dentro, una straniera in tutto e per tutto.
Rimuginando su quei pensieri finii la mia colazione e riportai il vassoio al suo posto.
Uscii.
L’aria era frizzante, ma piacevole, una leggera prezza che mi scompigliava i lunghi capelli neri, raccolti in una stretta e bassa coda di cavallo. Respirando a pieni polmoni, infilai nelle orecchie le cuffiette del mio lettore mp3 e partii alla volta del parco.
Di solito preferivo correre nel tardo pomeriggio, mentre la città lentamente si addormentava, assonnata ed i rumori del traffico si smorzavano, lasciando il posto all’allegro vociare proveniente dalle pizzerie e dai locali. Correre mi rilassava e sfogava allo stesso tempo.
Quell’improvviso cambiamento nella mia routine poteva significare solo una cosa.
Ero decisamente un po’ troppo stressata.
Con ritmiche falcate avevo rapidamente raggiunto il grande polmone verde cittadino, così cominciai a percorrerne i sentieri, tra madri attrezzate di passeggini e cani che abbaiavano al mio passaggio.
Dopo una mezz’ora di esercizio, però, notai qualcosa di estremamente strano. Avevo svoltato un paio di volte all’ultimo minuto, cambiando spesso strada e senso di marcia per controllare, ma ormai non avevo più dubbi.
Quel tipo mi stava seguendo.
Il parco a quell’ora era piuttosto affollato, perciò non mi preoccupai dell’eventualità di restare da sola, tuttavia dovevo sbarazzarmi di quell’uomo in fretta.
Accelerò il passo, accorciando la distanza. Doveva essersi accorto di avermi messa in allarme.
Allungai il passo, ripassando mentalmente quanto imparato nei corsi di arti marziali dell’università, conscia che mi sarebbe potuto servire, probabilmente.
L’uomo, che indossava un paio di pantaloni neri ed una felpa chiara con l’ampio cappuccio abbassato, non desisteva, anzi, teneva il mio passo piuttosto bene. Anche lui doveva essere ben allenato, a quanto pareva.
Rinunciai ad ogni tentativo di discrezione e scattai.
Corsi a rotta di collo tagliando in diagonale il grande prato alla mia sinistra, sperando che, insospettito dalla situazione, qualcuno tra i presenti avrebbe provato a fermarlo, ma non accadde. L’incappucciato continuava l’inseguimento e, anzi, era sempre più vicino.
Cominciai ad avere paura.
Cosa voleva da me?
Che idiozia, sapevo benissimo cosa voleva, probabilmente, la stessa cosa che bramavano tutti quelli che in questo malaugurato mondo si divertivano ad aggredire una ragazza.
Quel pensiero fece letteralmente volare le mie falcate.
Nemmeno mi voltai indietro, continuando a correre a perdifiato tra i prati e le siepi.
Velocemente, scartai di lato, infilandomi in un altro sentiero, sperando che il grande albero che avevo aggirato mi avesse nascosta alla sua vista e continuai la mia fuga.
Mi voltai…ed era sparito.
Ce l’avevo fatta, l’avevo seminato.
Rallentai la corsa, aspettando che il mio cuore tornasse a regolare i battiti. Sollievo, in quel momento pensavo solo a quello.
Ma rilassarmi fu una pessima idea.
Appena superai la fila di grandi alberi che mi aveva protetta e scorsi, alla mia sinistra, l’ampio prato verde che avevo attraversato poco prima, ebbi un tuffo al cuore.
Lui era lì, mi aspettava.
Con gli occhi sbarrati dal terrore cercai di fuggire, ma non ne ebbi il tempo.
Nemmeno potei pensare che mi ritrovai sdraiata sull’erba, col sole negli occhi, mentre quel maledetto, sopra di me, mi teneva ferma per le braccia.
Dannazione.
Il bastardo ridacchiava.
L’adrenalina percorreva il mio corpo come un fiume in piena ed agii senza nemmeno pensare. Con tutta la forza che avevo riuscii a liberare una gamba, così riuscii a sferrare a quell’uomo una sonora tallonata nelle parti basse.
Quello gemette dal dolore ma non mollò la presa.
Ero perduta.
“Sempre delicata eh?...che doloreeeee….”
Quella voce…stentavo a crederci!
Il ragazzo lasciò andare le mie braccia e si accasciò di lato, rannicchiandosi e cercando di proteggere la parte lesa.
Mi inginocchiai accanto a lui e gli levai il cappuccio. Desmond.
“Sei un cretino!” gli urlai contro, furente, scandendo l’ultima parola nella mia lingua madre.
“Non so se è per il male, ma non credo di aver capito….” Mi rispose lui, col viso contratto in una smorfia di pura agonia. Se lo meritava, la prossima volta ci avrebbe pensato due volte prima di farmi perdere un polmone e vent’anni di vita dalla paura.
“Ho detto che sei un cretino! Sai cosa vuol dire? Idiota, demente, decerebrato…continuo?”
“No…ho capito…mi aiuti a rialzarmi?”
“Meriteresti che ti lasciassi lì.”
Dissi acida.
Mi alzai in piedi e feci per andarmene, ma quel dannato ragazzino aveva deciso di farmi saltare i nervi quel giorno, per un motivo o per l’altro. Non feci in tempo ad allontanarmi che mi artiglio un polso, strattonandomi, con l’ovvio risultato che, per la seconda volta, andai a baciare l’erba.
Non gliel’avrei data vinta, comunque.
“Mi hai proprio seccata, sai?” dissi, infastidita. Me ne stetti lì, sdraiata a fissare il cielo azzurro, con le braccia conserte in segno di stizza.
Desmond accanto a me ridacchiava.
“Idiota…”
“Avresti dovuto vedere la tua faccia.”
“Stupido. Hai idea dello spavento che mi ha fatto prendere con questo stupido scherzo?!”

“Oh si, ma la tentazione era troppo forte per non farlo.”
Continuava a ridere il dannato. Avevo una gran voglia di picchiarlo.
“Spero che non riuscirai a camminare per almeno due giorni.” lo attaccai.
Gli avevo tirato un bel colpo in effetti.
“Naaa, sono un tipo resistente io.” Rispose, con una nota maliziosa.
Evitai di cogliere la frecciatina e mi limitai ad ignorarlo. I maschi erano proprio tutti uguali, fatti con lo stampino.
Il silenzio si stava facendo imbarazzante, comunque.
“Beh, cosa ci facevi qui? Non hai da lavorare?”
“Comincio all’ora di pranzo. Tutte le domeniche mattina vengo qui a correre, per distrarmi. Però non mi pare d’averti mai vista…”

E mai ne avrebbe avuto di nuovo l’occasione, promisi a me stessa…si, come no…
“Avevo voglia di rilassarmi, non ho dormito troppo bene.”
No! Maledizione, perché non riuscivo mai a chiudere quella mia boccaccia in tempo?!
Con la coda dell’occhio lo vidi alzarsi su un gomito e fissarmi, alzando un sopracciglio. Proprio come la sera prima.
Mi costrinsi a non guardarlo. Potevo ben immaginare quanto sarebbe potuto apparire sexy in quel modo, cosa che assolutamente non ritenevo tra le più salutari da fissare, per amor dei miei nervi.
“Ah. Come mai?”
“Non credo che ti riguardi.”
Gli risposi con finta noncuranza, poggiando le mani dietro la testa, più comodamente.
Lo riguardava, invece, lo riguardava eccome.
“La tua poca voglia di confidarti mi sta letteralmente facendo saltare i nervi, lo sai? Credo che dovrò prendere seri provvedimenti in proposito.” Disse, con voce falsamente seria.
“Problema tuo, non mio. E qualsiasi cosa tu abbia in mente, ti consiglio vivamente di non muovere un muscolo, dopo tutto quello che mi hai fatto passare.”
Non mi riferivo solamente alla corsa fuori programma, naturalmente, ma questo lui non poteva immaginarlo. O almeno lo speravo.
“Questa è una minaccia.”
“Vedila come vuoi.”
Risposi, laconica.
“Pazienza.” Sospirò. “Vorrà dire che correrò i miei rischi.”
Lo sentii muoversi e con la coda dell’occhio ebbi la netta premonizione di cosa stesse per fare.
Sarei morta cerebralmente se non mi fossi scansata da lì, e in fretta.
“Non ci prov…!” gli urlai contro, tentando di sfuggire al mio “triste” destino, ma non fui abbastanza svelta. Di nuovo.
Mentre tentavo invano di prevenire il problema, Desmond rotolò su un lato e prese saldamente i miei polsi, bloccandoli proprio sopra la mia testa, in una morsa da cui non sarei potuta fuggire.
Era forte, maledizione, ed io in quel momento pareva avessi perso ogni residuo di energia.
Non respiravo.
Con le braccia bloccate e la gola secca fissavo il viso di Desmond, che era rotolato proprio sopra di me. Riuscivo ad avvertire chiaramente ogni muscolo del suo corpo, intuendo quanto fosse effettivamente atletico, e cominciai ad avvampare.
Nessun boccale di birra a nascondermi stavolta, nessuna scusa.
Ero più rossa di un peperone maturo e cominciavo a sentire un po’ troppo caldo. Dannazione, eravamo solo ad aprile!
Deglutii.
Il suo viso era tremendamente vicino, tutta la mia visuale era occupata dai suoi indagatori occhi dorati. I miei neuroni cominciarono ad abbandonarmi, uno per uno, irrimediabilmente.
“Bene.” Mi disse, con una voce così profonda e sussurrata che mi fece immediatamente sperare che un meteorite si abbattesse su di me. Non sarei stata padrona di me stessa, altrimenti. “Credo proprio che ora sarai costretta a rispondere a tutte le mie domande.”
Maledetto, a che gioco stava giocando?
Avvampavo, la mia razionalità era andata a farsi benedire. Ringraziai mentalmente il fatto di trovarmi in un parco pubblico affollato di gente.
Non so come, trovai la forza di ribattere.
“Io credo proprio di no. Lasciami.” Dissi, cercando di apparire ferma e risoluta. Purtroppo la voce, tremolante ed insicura, mi tradiva.
Cominciavo a sospettare quanto i miei apprezzamenti non fossero passati sotto silenzio. Avevo il netto dubbio che Desmond si fosse accorto di quanto mi passasse per la testa, ma il punto fondamentale ora era capire se il suo comportamento fosse dettato da un reale interesse e non fosse solo un’infantile e scherzosa volontà di prendermi allegramente per i fondelli a muovere le sue azioni.
Non era certo quello il momento più adatto per indagare, comunque.
Cercai disperatamente di liberare i polsi dalla sua morsa.
Desmond alzò divertito lo sguardo verso i miei tentativi e, in tutta risposta, si avvicinò ancor di più. La punta del suo naso sfiorava il mio e il suo fiato caldo migrò fino alle mie labbra quando mi rispose, ironico.
“E ora cosa vorresti fare?”
Ah, lo sapevo benissimo cos’avrei fatto in quel momento!
Costrinsi ogni muscolo del mio corpo a non muoversi, immobilizzando me stessa nella fissità più completa.
“Io…”
“Sssh…”
mi zittì, chiudendo lentamente gli occhi e cominciando a percorrere, con infinita lentezza, quei pochi attimi che lo separavano da me…
Avevo abbandonato ogni resistenza, spento completamente il cervello.
Al diavolo la razionalità.
Istintivamente, chiusi gli occhi, aspettando l’inevitabile…
“Voi due! Siamo in un luogo pubblico, non nella camera di un albergo!”
Strabuzzai gli occhi, mentre avvertii Desmond rialzarsi repentinamente. Senza più il calore del suo corpo mi sentii…fredda.
Alzandomi a sedere, vidi un poliziotto fermo, in piedi, a pochi metri da noi, fissarci con aria di profondo rimprovero.
Che diamine mi era preso? Lasciarmi andare a quel modo non era da me, avevo sempre avuto un controllo ferreo sulle mie emozioni.
“Ah, ci scusi agente. Ma sarà stato anche lei innamorato una volta, no? Su, non può lasciar correre stavolta?”
Innamorato? Il mio stomaco ebbe un guizzo acrobatico che non riuscii a controllare.
No, meglio darsi una calmata. l’aveva detto solo per tirarci fuori dall’impiccio in cui lui, peraltro, ci aveva cacciati, non c’era alcun altro motivo che avrebbe potuto spingerlo a parlare in quel modo, con quei termini.
Si, era certamente così.
“Bah, per stavolta lascerò correre.” Esordì l’agente, grattandosi la nuca con noncuranza. “Ma che non ricapiti più, intesi?”
“Intesi.” Rispose Desmond, mimando goffamente un saluto militare, mentre il poliziotto se ne andava borbottando commenti sulla gioventù moderna e la sua mancanza di ritegno.
Ancora seduta sull’erba, totalmente spaesata, fissai Desmond con aria interrogativa.
Mi sentivo totalmente assente, come se mi fossi appena svegliata da un lungo sonno popolato dei sogni più strani ed improbabili.
“Cavolo, sono in ritardo!”
L’esclamazione di Desmond mi riportò alla realtà. In effetti era quasi ora di pranzo e il mio stomaco, in tutta risposta, iniziò a brontolare…anche se non ero più tanto sicura si trattasse meramente della fame.
“Ci vediamo a pranzo?” mi chiese, porgendomi la mano ed aiutandomi a rialzarmi.
“Si…a dopo.”
“Perfetto, scappo o il capo mi ammazza.”

E corse via.
Immersa in un vortice di pensieri lo guardai allontanarsi, finchè non fu più a portata del mio sguardo, poi mi incamminai, diretta al Meeting Corner.
“Mi scusi signorina…”
Per la seconda volta in pochi minuti, sobbalzai.
Un uomo sulla cinquantina, dall’aspetto distinto, vestito di un elegante completo grigio chiaro che doveva essere costato quanto una delle mie rette scolastiche, mi si parò davanti. Sul bavero della giacca faceva bella mostra di se una preziosa spilla a forma di croce. Somigliava molto a quella che contraddistingueva gli antichi Crociati. Qualcosa nel suo atteggiamento non mi metteva a mio agio.
Rimasi sulla difensiva.
“Si?”
“Conosce quel ragazzo che è appena corso via da qui?”

La domanda mi spiazzò. Cosa poteva volere quest’uomo da Desmond?
“No, non so di chi stia parlando. Buona giornata.”
Non mi sentivo tranquilla, per qualche motivo sentivo di dovermi allontanare e in fretta. Di una sola cosa ero perfettamente consapevole. Qualsiasi cosa volesse da Desmond, non l’avrebbe ottenuta attraverso me.
L’uomo mi tagliò nuovamente la strada. Brutto segno.
“Strano. A me è parso che vi conosceste e anche piuttosto bene. Dove posso trovarlo?”
“Mi pare di averle già detto che non ho idea di cosa stia parlando! E ora mi faccia passare, o desidera che chiami le forze dell’ordine?”

Con un sorriso sprezzante che non mi piacque per niente, l’uomo mi lasciò il passo.
“Mi scusi se l’ho disturbata, signorina. Le auguro buona giornata.”
E se ne andò, camminando lungo il sentiero.
Non staccai lo sguardo da lui finchè non lo ritenni opportuno, poi presi la strada verso il campus. Non mi sentivo tranquilla, perciò non mi recai al bar, decisa a pranzare in università, sperando che Desmond mi avrebbe perdonata.
Non volevo che quell’uomo potesse arrivare a lui, seguendo me. Forse era una paranoia stupida ed infantile, ma quell’individuo aveva lasciato dietro di sé una sensazione strisciante carica di pessime premesse. E poi, la prudenza non era mai troppa, sarei andata al Meeting Corner quella sera, per cena.
Mentre percorrevo il marciapiede che mi avrebbe riportata nel campus, tuttavia, il pensiero dominante nella mia mente era un altro.
Se quel poliziotto non fosse stato così ligio al dovere…cosa sarebbe potuto succedere?
 
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11 replies since 19/2/2013, 19:14   145 views
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