| La pioggia continuava a scendere, tanto da coprire la vista, confondere i sensi. Quella era davvero la realtà? Inseguire un ladruncolo per tutta l'America, farsi sparare da esso e stare lì sotto la pioggia. Jeff non era veramente motivato ad andare fino in fondo. Nessuno lo pagava per farlo. Ma doveva tornare indietro? Era l'unica alternativa. “Come facciamo a sapere che lei sia qui? Come facciamo a sapere che qualcuno sia qui? Insomma, è scomparsa, come le altre. Potrebbe anche essere in Messico, volendo.” sospirò Jeff. Quasi per contraddire le sue parole, la porta si aprì, e un'ombra comparve sulla veranda, in controluce a causa della confortevole luce che proveniva dalla casa, che agli occhi dei due uomini appariva come il paradiso, in un momento come quello. Una ragazza, scalza, fece qualche passo sotto la veranda, squadrò i due uomini e, appena li riconobbe, gli corse incontro. “Vi credevo morti! Dove...?” “Oh, credimi, nella situazione in cui ci siamo trovati, tra vita e morte non c'era molta differenza. Prima però, entriamo... ” disse Giuseppe, guardandosi per un ultima volta il fianco del vestito, ancora macchiato di sangue. Rimasero nel salotto della casa fino a notte fonda, raccontando la loro storia. In punto di morte, furono trovati ed aiutati da un boscaiolo che abitava in una casa non molto distante. Era stato necessario chiamare un medico per i proiettili (andando in città, inoltre, su richiesta dei due il taglialegna aveva fatto domanda sulle ragazze, delle quali non si avevano informazioni), mentre per la ferita bastava il riposo che non avevano avuto: appena furono in grado di muoversi, raccolto qualcosa per proteggersi dalla pioggia insistente di quei giorni, partirono il prima possibile per tornare in città. “Mi dispiace, davvero, il fatto è che...” spiegò Daisy “proprio a causa della pioggia non siamo mai uscite da questo posto. Di conseguenza, nessuno ha saputo dirvi se...” Con un cenno della mano Jeff le fece segno di non preoccuparsi, assorto, silenziosamente, nel guardare la legna ardere. “...noi c'eravamo o meno. Avreste risparmiato tempo” concluse la ragazza ignorando il tacito avvertimento. Dopo un po' di tempo, andarono, uno dopo l'altro, a riposare, le due ragazze forse felici ma Giuseppe sovrappensiero: la caccia che continuavano a condurre in svantaggio lo assillava in continuazione, soprattutto in quel momento. Notarono solo in quel momento che l'unica proprietaria della casa non si era ancora fatta vedere. Jeff rimase nella poltrona davanti al caminetto a lungo, a rigirare fra le mani una pipa mai usata, quasi nuova, di un legno che sembrava spendere, senza traccia di tabacco al suo interno. Una strana settimana, non c'era dubbio. Ma in fondo ne erano usciti vittoriosi. Nella carrozza, tolta di mezzo dal taglialegna e i due investigatori, unico modo per ripagare il debito, avevano infatti trovato il pezzo di una lettera. Bruciata in un angolo. Curioso. Jasper aveva tentato di toglierla di mezzo, ma aveva avuto altro a cui pensare, in quel momento? Probabile, dato che in seguito aveva deciso di tagliar corto strappandola. Ora, nella sua metà di lettera, quella inferiore, compariva solo il nome di New York, ritrovo prestabilito, una firma, Il Cobra, e un piccolo stemma, disegnato a matita, frettolosamente: un occhio chiuso. Il flusso di pensieri venne interrotto da un lieve rumore, quasi impercettibile. “Sei ancora sveglio?” chiese Daisy. “Penso di sì.” bofonchiò Jeff. “Certo che... siete sopravvissuti ad un bel guaio.” “Poco ma sicuro.” rispose l'altro iniziando a pulire con cura gli occhiali “Sicuro, del resto, come il fatto che non sono l'unico ad essere nei guai, lontano da casa. Non facciamo che spostarci avanti ed indietro, e tu, inoltre, sei anche stata rapita, rischiando la morte.” “Cose che succedono, seguendo un abile criminale.” “Può darsi. Ma non è una cosa che fa la gente comune. Cacciatori di taglie, soldati e mercenari danno la caccia ai criminali, non un'ereditiera. Mi chiedevo, a tal proposito, perché ci stai seguendo?” “I-io...” la ragazza pareva confusa, il suo volto, illuminato dalle fiamme, pareva quasi preoccupato “te l'ho già detto.” “Forse, hai ragione. Ma ormai saresti più sicura a casa che qui. Non credo che a Jasper interessi veramente toglierti di mezzo.” ribatté Jeff calmo. “Non capisci...” dopo un'imbarazzante silenzio della ragazza, questa continuò. “E tu invece, cosa ci stai guadagnando?” Non poteva ripagarlo con la stessa moneta, non reggeva. “Sono un detective. E' il mio lavoro. Certo, forse in questo caso stiamo un po' esagerando, ma si tratta di fermare un criminale pericoloso.” “Per soldi, dunque.” concluse Daisy. Jeff, sistemati gli occhiali, ricominciò a rigirarsi la lettera tra le mani, cosa che Daisy notò. “Da un lato meno poetico, forse. Ma sono soldi guadagnati bene, “ “Chi ti paga?” “Sei persone, in tutto, che vorrebbero solo vedere Jasper impiccato per quel che gli ha fatto, e altri due che temono per la loro città, sindaci di piccole città come questa nei pressi di Washington. E un po' la mia coscienza.” “Una grande coscienza, quella che mette a rischio la vita di qualcun altro. Non sai che... quel che...” “Così torniamo all'inizio della discussione, Daisy. Se vuoi possiamo riportarti a Washington. Ormai non abbiamo più modo di seguire Jasper, parlando realisticamente.” Daisy chiuse gli occhi. “No, anzi, scusami. Buonanotte.” “E sia...” Jeff sospirò, rimise la pipa in tasca, si sistemò di nuovo gli occhiali e diede un'ultima occhiata alla lettera, solo per notare che quel pezzo ingiallito di carta non era quello che aveva prima: privo di disegni, indicazioni o firme, c'era solo un piccolo testo, mentre il suo pezzo, che combaciava alla perfezione, era dove lo aveva lasciato, sul tavolo, lo stesso tavolo sul quale una ragazza gli aveva lasciato il resto dell'attesa lettera. “Interessante.”
“Maledizione, è finita! New York è enorme, non abbiamo riferimenti, non sappiamo chi, o meglio, cosa sia il Cobra, e comunque non possiamo continuare ad andare avanti ed indietro a suo piacimento!” imprecò Giuseppe quando Jeff, il mattino dopo, gli spiegò tutto. L'uomo non poteva che concordare. “Forse.” “Per carità, non pensar male, ora, amico mio. Sono intenzionato ad arrivare fino in fondo, ma a volte mi chiedo: chi ci paga per farlo?” “Coscienza, Giuseppe, solo coscienza.”
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