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La luce nel buio

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Giuseppethedrifter
view post Posted on 13/1/2011, 01:16     +1   -1




"Vieni un po' qui!". "Di nuovo? Che hai trovato?". Era la terza volta in dieci minuti che Jeff chiamava l'amico per avere un parere su qualche indizio, per lo più cilindri di ferro che somigliavano vagamente a bossoli di proiettile o macchie particolari nella pavimentazione della piazza: un piacevole cambiamento dalla frustrazione di quei due giorni, se non fosse che i presunti indizi si rivelavano sempre macchie di tè o alcolici oppure pezzi di portasigaro. Chissà come mai quella piazza era piena di rottami e cianfrusaglie, come se qualcuno andasse a gettarli lì di proposito!
Del resto erano arrivati solamente da mezz'ora, ma i detective avevano già chiesto a tutto il vicinato. In realtà avevano solo fatto una domanda ad una ragazza, l'unica persona che aveva aperto la porta; forse le altre case erano disabitate? Anche se quella era una delle piazze più importanti della cittadella, a suo dire non ci andava nessuno da settimane, forse mesi. Ma questa era la volta buona...
Le due donne erano dapprima scese dal loro veicolo, ma non potendo resistere al forte sole ed essendo stanche per il luogo viaggio, erano risalite, quasi inciampando per la piccola scaletta. "Non stare la a pensare, sbrigati! Vedi che non ho voglia di rimanere qua ancora a lungo, il posto mi da una strana impressione". "Quello che ha detto la ragazza gli ha messo paura, a quanto pare..." pensò l'investigatore avvicinandosi all'altro che lo attendeva impaziente: eppure Jeff non era tipo da farsi intimorire da cose del genere, tutto ciò era strano... doveva per forza esserci un altro motivo. "Dimmi, che ti sembra?" chiese con un sorrisetto Jeff, passandogli una specie di cilindro leggermente deformato; l'altro lesse e poi ripetè "38S, M.I.I." "Sai che vuol dire questo, vero?" "Non vuol dire assolutamente nulla, di certo Jasper non è l'unico che usa questo tipo di munizioni..." "Avanti, proprio nella piazza che ci hanno indicato? E poi guarda l'altra scritta, dai, sopratutto tu che sei italiano dovresti riconoscerla!" "Si, made in Italy, ma neanche questo significa qualcosa... chissà quanta gente usa proiettili italiani! E forse c'è qualche armeria nelle vicinanze che vende proprio questi! Infondo essendo importati costano di meno. E poi non eri tu quello che non si fidava di quei criminali?". "In ogni caso", rispose Jeff cambiando discorso "non è possibile che ci siano così tante coincidenze, secondo me siamo sulla pista giusta!". Era così entusiasta che all'altro passò la voglia di contraddirlo, perciò i due si avviarono verso la carrozza... ma quella non c'era! Dov'erano finiti Richard, Sally e Daisy? "Ecco, te lo dicevo che c'era qualcosa di strano..." fece notare l'americano.
In quel momento, dall'altro lato della strada un uomo li stava guardando attraverso una finestra un pò incrostata, avvolto nel buio: "Poveri stupidi, sono caduti dritti nella mia trappola". "Già, ottimo lavoro" rispose dolcemente una voce femminile. "Anche il ragazzo ha fatto un buon lavoro, non mi aspettavo che ci sarebbe riuscito. Chissà che gli avrà detto per convincerli della sua innocenza..." riflettè lui, e allora sentì una mano calda sul collo. "Non pensiamoci proprio ora, ma godiamoci questo bel momento, questa scena!" terminò lei, e lo tirò a se in un punto ancor più buio.

Edited by Giuseppethedrifter - 13/1/2011, 17:56
 
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Ambo.
view post Posted on 23/1/2011, 15:42     +1   -1




Dopo che ebbe fatto almeno otto giri attorno alla carrozza, Jeff si fermò al fianco di Giuseppe che invece era seduto a pensare.
"A proposito, perché il nostro amico dovrebbe mettersi a sparare in mezzo ad una piazza di una cittadina deserta?"
"Ah, questo io non lo so" rispose Giuseppe "sei tu quello che insisteve per ritenerlo un'indizio valido. E, come se non bastasse, scopriamo che Richard ci ha tradito."
"Ne sei sicuro? E' una risposta azzardata."
"Già, ma bisogna procedere ad ipotesi."
"Ipotesi sensate."
"Che partono da discorsi sensati, non come questo."
"Giusto."
"Già. Ma torniamo a noi: come pensiamo di fare? Non tanto per Jasper, ma per il problema che Sally, Daisy e infine Richard, se è dalla nostra parte o meno, sono scomparsi."
"La mia idea era di chiedere nuovamente informazioni alla ragazza di prima. Non può sapere di certo dove sono le cose che noi cerchiamo, ma potrà darci come minimo informazioni sulla città. Ci deve pur essere qualcuno, qui. Dovrà pur accadere qualcosa, ogni tanto."
Quando bussarono alla porta non rispose nessuno. Giuseppe insistette per alcuni minuti e infine, notando che non era stata chiusa a chiave, l'aprì.
"Ma... ma perché? Potrebbe semplicemente non essere in casa."
"E lasciare la porta aperta?" chiese Giuseppe mentre entrava.
"Forse qui non c'è bisogno di avere precauzione contro ladri e cose del genere." Rispose Jeff mentre seguiva a malavoglia il compagno.
“Forse...” Giuseppe salì le scale che portavano allla camera da letto della ragazza. La stanza era perfettamente in ordine e proprio per questo spiccava fra gli altri oggetti, posato sul letto, un ppiccolo foglietto. Lo lessero e non poterono che allarmarsi alla vista delle parole “Guardate giù”.
Affacciandosi alla finestra videro la loro carrozza partire, e in tutta risposta ai loro dubbi un colpo di fucile passò precisamente in mezzo a loro, quasi indeciso su chi colpire. Era un messaggio chiaro.
“Presto! Ho visto dei cavalli sul retro, possiamo ancora raggiungerli!” Jeff si lanciò giù per le scale dove trovarono due cavalli, non di certo degli esemplari da corsa (si potevano quasi vedere le costole) ma sempre utili. Li spronarono e partirono all'inseguimento della carrozza, la qale non era comunque molto veloce, dato che era fatta per trasportare persone.
Non si vedeva chi c'era all'interno, dato che delle tendine coprivano la visuale, ma si poteva vedere comunque una mano. Una mano che reggeva una pistola.
Giuseppe evitò a fatica tre colpi ma non rispose al fuoco per timore di colpire la persona sbagliata. Jeff, sul lato sinistro della carrozza, scopriva dettagli interessanti. Alla guida della carrozza c'era infatti Richard, che entrambi gli investigatori, pur senza confessarselo, reputavano un traditore.
“Richard? I nostri dubbi erano esatti. Non mi rimane che supporre che non ci hai nemmeno traditi: non sei mai stato dalla nostra parte.”
“La redenzione non paga. Solo i dollari lo fanno. “
“Immagino.” Jeff estrasse la pistola e la puntò contro il ragazzo "ferma la carrozza, amico."
Dalla parte opposta Giuseppe ebbe un'illuminazione. Si ricordò di una giornata d'inverno di un anno prima. Nel nord dell'Italia lui e un piccolo gruppetto di vigilanti, dopo due mesi di inseguimenti si avvicinarono a Jasper (noto in Italia come "lo Scorpione") più di quando avessero mai fatto. E Giuseppe non superò mai quel suo piccolo traguardo.
L'aria era gelida e il silenzio veniva continuamente rotto dai colpi di fucile che provenivano dalla carrozza del criminale, accompagnato, come sempre dalla sua recente fiamma.
Mentre quasi tutti i suoi compagni cadevano dai loro cavalli privi di sensi Giuseppe, in un ultimo disperato tentativo, si portò dietro alla carrozza e sparò con precisione al perno che teneva ferma una delle due ruote posteriori. Non lo staccò, certo,ma bastò scheggiarlo perché la ruota cominciasse e non rimanere più fissa e dritta, facendo sbandare la carroza fino a farla uscire di strada dove rotolò giù lunga una discesa coperta di neve. Non trovarono né Jasper né la sua compagna, e Giuseppe considerò quella azione un fallimento, senza pensare che in futuro gli sarebbe tornata utile.
Un anno dopo, in America, senza la responsabiltà di dover salvare i propri compagni ma con quella di dover catturare un ladro e salvare la vita a due ragazze. La scena si ripeté, la carrozza usci di strada e si bloccò tra gli alberi, mentre uno dei due cavalli si liberò dalle briglie per allontanarsi il più possibile. Non rimaneva che affrontare il pericolo guardandolo negli occhi.
 
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Giuseppethedrifter
view post Posted on 16/2/2011, 15:16     +1   -1




Cavalcarono scendendo dal dirupo dove la carrozza, al momento incastrata tra due alberi quasi totalmente strappati da terra, giaceva distrutta. Il suo conducente era stato sbalzato qualche metro più in basso dalla potenza dell'urto e stava boccheggiando disperatamente senza riuscire a trarre un respiro; un ramo d'albero piuttosto appuntito l'aveva trafitto da parte a parte e ora spuntava dal petto del povero Richard, la cui camicia era inondata di sangue.
"Che brutta fine" sbottò Jeff distogliendo lo sguardo, disgustato. "Non mi dispiace per niente. Ha scelto lui la sua sorte." commentò l'altro scendendo dal cavallo. Mentre ciò che ormai era un cadavere si afflosciava sul ramo, si arrampicarono sul fianco della carrozza ribaltata e, pur essendo in due, fecero molta fatica per aprire lo sportello perché il blocco esterno si era piegato; ma ciò che videro pochi secondi dopo gli fece gelare il sangue. Delle ragazze nessuna traccia, ma Jasper, totalmente sveglio anche se con una spalla sanguinante, stava puntando alle loro teste due revolver. Ebbero appena il tempo di schivare, ma il criminale li riuscì a colpire: caddero di schiena e toccando terra un grande flusso di sangue schizzò dal fianco destro dell'italiano e da quello sinistro del suo collega. Cercarono di rialzarsi e provarono a fermare con la mano la fuoriuscita, ma caddero nuovamente con un grido di dolore, e infine con un tonfo sordo i loro arti toccarono definitivamente terra. I due rimasero tra le pietre e lo sterrato, immobili.
Jasper uscì, tenendosi la spalla dolorante, dalla carrozza, appena in tempo per veder cedere le ultime radici e la carrozza, insieme ai suoi momentanei sostegni proseguire la sua strada rotolando giù dal dirupo. Quando finalmente sparì, il ladro si girò, passò accanto ai corpi innocui dei suoi perenni inseguitori e sempre tenendosi la spalla prese uno dei loro cavalli e se ne andò.

Una ragazza dai capelli castani entrò in una stanzetta buia, dove due giovani donne stavano dormendo stese a terra. Appena comparse il bagliore di una candela, queste aprirono le palpebre e osservarono la figura senza potersi muovere: erano legate dalla testa ai piedi e l'unica cosa che potevano fare era produrre gemiti. La ragazza andò in fondo alla piccola stanza e spalancò le finestre da cui entrò aria fredda tipica delle quattro del pomeriggio. Poi in una decina di minuti tolse loro i bavagli con mani tremanti e sciolse le lunghe strette corde che le immobilizzavano. "Grazie" mormorò tossendo Daisy alla ragazza che aveva il viso ancora bagnato dalle lacrime, mentre Sally si rialzava inspirando l'aria fresca. "Chi sei?" chiese alla sconosciuta ch'era ancora intenta ad asciugarsi il viso con un fazzoletto di stoffa. "Mi chiamo Katie" rispose lei. "E voi? Siete le ragazze di quei due?". "No no no, siamo solo le loro compagne di viaggio. Io sono Daisy mentre questa è Sally" smentì velocemente la prima. Ora che la vedevano meglio, aveva degli occhi marroni ed i capelli leggermente mossi; era piuttosto magra, non molto alta e stava camminando a piedi nudi sulla superficie liscia e regolare del parquet della stanza. "Aspetta, ma tu non sei...? Io ti ho già vista, eri la ragazza che c'era prima con Jasper mentre ci stava legando". Sentendo il nome di Jasper, la ragazza scoppiò di nuovo in lacrime. "Ehi..." andò a consolarla la rossa "cos'è successo?" "Dopo che vi ha buttato in questa stanza se n'è andato senza nemmeno salutarmi. Mi ha solo detto 'Grazie del divertimento', mi ha usata come giocattolo!". Sally allora le strinse forte la spalla con sguardo comprensivo, come sentendosi in dovere di consolarla anche se dentro sapeva che non gliene importava nulla. Infondo era pur sempre stata la ragazza di Jasper, e aveva tentato di ostacolarli. "Lascialo stare, non pensarci più... è solo un criminale bastardo". "Ma io lo amavo! L'ho aiutato, ho fatto tutto quello che mi chiedeva solo per lui, anche se sapevo che erano cose sbagliate!". "Lo sappiamo, ma ora non importa. Liberandoci ti sei redenta, ora devi dimenticare ciò che hai fatto e lui stesso" le consigliò dolcemente Sally. La ragazza, un pò rincuorata, la ringraziò e alzandosi le guidò verso la cucina, mentre si asciugava nuovamente il viso. <<devono avere fame, dopo tutte quelle ore>> aveva pensato, quindi facendole accomodare si era messa ai fornelli. Loro avevano ingurgitato tutto ciò che le aveva offerto... aveva pensato bene. Quando finalmente furono sazie ringraziarono per l'ottimo cibo, e lei abbozzò l'ombra di un sorriso. Era una ragazza davvero bella, oltre che un'ottima cuoca. Mise da parte le stoviglie e si sedette a chiacchierare con loro. Le sedie di legno erano vecchie e traballanti almeno quanto era graffiato il tavolo, il che significava che si doveva fare attenzione se non le si voleva vedere crollare insieme allo sciagurato che ci stava seduto. Continuando a chiacchierare divennero molto amiche, e poiché Sally e Daisy non avevano dove andare e non avevano a disposizione un mezzo di trasporto, Katie decise di ospitarle.
In quella casa c'erano due stanze degli ospiti, molto piccole ma con letti parecchio comodi. A Sally toccò quella al piano inferiore, più piccola ma vicina alla cucina e con una finestra affacciata al cortiletto. Daisy invece prese la più grande, che era posizionata al primo piano, proprio di fronte a quella di Katie. Era senza finestre, e da quanto aveva detto la 'padrona di casa' ci aveva abitato il criminale-amante nelle ultime settimane. Entrambe erano arredate con parquet piuttosto chiaro, ma le pareti della più piccola erano rosa mentre quelle dell'altra erano azzurro, così chiaro che si notava appena diverso dal bianco.
La mattina seguente, il sole illuminava la casa, riscaldandola dalle finestre spalancate. Le aveva aperte Daisy, la solita mattutina, che si era svegliata alle nove in punto e in quel momento stava andando a svegliare le due amiche. Sally, come al solito riluttante, aveva sbottato sottovoce, forse persino nel sonno, un "ancora cinque minuti...!" e si era girata dall'altro lato. Katie invece era subito saltata giù cominciando a vestirsi nel frattempo che l'altra scendeva a preparare la colazione. Questa era poi andata a svegliare 'la rossa', che questa volta essendosi svegliata totalmente non aveva potuto evitare di alzarsi e andare in cucina, perché stava morendo di fame.
Dopo l'ottima colazione Katie decise che non avendo nulla di importante da fare si sarebbe finalmente occupata delle pulizie, cosa che per mancanza di tempo e soprattutto voglia non faceva da più di una settimana. Le sue nuove amiche, per ringraziarla dell'ospitalità vollero aiutarla, nonostante lei si opponesse. "Ora siete mie amiche, è normale che se avete bisogno d'aiuto io vi aiuto! Non mi dovete nulla per così poco" era la sua tesi, ma loro non vollero sentire storie, anche perché quella casa era enorme e lei da sola non ce l'avrebbe mai fatta.
Era quasi ora di cena quando dopo tante ore di fatica interrotte solo da poche pause le tre si gettarono sul divano, distrutte. In quel pomeriggio di fine settembre la pioggia batteva forte sul lastricato della strada come un martello su un chiodo, eppure in quella stanza non si sentiva alcun rumore a parte i respiri profondi delle tre donne. "Ma dove sono finiti i due detective? A quest'ora avrebbero dovuto essere già tornati con Jasper in pugno" pensò ad alta voce Katie. Si era già ripresa dalla separazione del giorno prima, ma in quelle parole si avvertita un briciolo di brama... non ci aveva ancora rinunciato. "Ma cos'è successo dopo che quel bastardo ci ha rinchiuse nella stanza buia?" domandò in risposta Daisy un pò preoccupata: non era mai successo che i loro due amici non tornassero, non le avrebbero mai abbandonate. Così vennero a sapere del tradimento di Richard ("Che figlio di...!" aveva commentato Sally) e dell'inseguimento in carrozza: nessuno ancora sapeva ciò che era successo dopo. Ma qualche ora più tardi, prima che andassero a dormire, Daisy chiamò a se la sua migliore amica. Aveva qualcosa di fondamentale da mostrarle, anche se non sapeva ancora dell'enorme importanza del foglio che teneva tra le mani; era una lettera per Jasper. "Caro Jas, qui gli affari vanno a gonfie vele. Sono riuscito finalmente a fare quel colpo, uno dei quadri più belli al mondo è finalmente nostro! Lo vedrai, lo vedrai... ti aspetto, non tardare. Ricorda che devi arrivare in tempo per la partenza del ranger, è quello l'unico momento in cui avremo una possibilità di riuscirci (sai a cosa mi riferisco). Mi raccomando, incontriamoci a...". Da quel punto in poi la lettera si interrompeva, la parte mancante era stata strappata. "Il problema è capire chi gliel'ha mandata, i saluti sono nella parte mancante!" disse Daisy quando Sally finì di leggere. "E quindi ha un collaboratore, a quanto pare..." sbuffò lei in risposta. "Non è una buona notizia. Spero solo che quei due stiano bene..." sospirò Daisy, "...si saranno messi nei guai come al solito". "Speriamo che tornino presto" concluse Sally, e dandole la buonanotte se ne andò a dormire; dalla sua stanza, sotto le coperte, rimase in silenzio a osservare la luna che si vedeva dalla sua finestra attraverso il cielo ora sereno e senza nubi, desiderando che almeno uno dei due fosse ancora vivo. Uno in particolare.

Era notte fonda. Le gocce di pioggia erano taglienti come mille gelide lame, ed il buio quasi totale era infranto solo dalla flebile luce lunare. La porta era chiusa, nessuno la apriva nonostante l'insistente bussare; nessuno rispondeva, nessuno era sveglio. Vestiti in modo un pò antiquato, due uomini attendevano dietro il portone. Jeff smise di bussare e si sedette a terra accanto al suo amico. Era il solito Jeff, a parte un'impermeabile pesante e un'ombrello blu scuro. Giuseppe, con le spalle al muro e le gambe una piegata e l'altra distesa, gli fece spazio alla sua destra. Aveva degli schinieri con placcati in metallo ed un cappello stile texano, l'unica protezione dall'acqua che il cielo gli stava gettando addosso.
"Secondo te sono ancora qua? Ormai è passata una settimana da quando le abbiamo viste l'ultima volta..." disse Giuseppe. "Se non sono qua non sappiamo più dove cercarle, e in ogni caso quella ragazza saprà dirci dove sono" sospirò l'altro. "Già"
 
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Ambo.
view post Posted on 5/4/2011, 18:55     +1   -1




La pioggia continuava a scendere, tanto da coprire la vista, confondere i sensi. Quella era davvero la realtà? Inseguire un ladruncolo per tutta l'America, farsi sparare da esso e stare lì sotto la pioggia. Jeff non era veramente motivato ad andare fino in fondo. Nessuno lo pagava per farlo. Ma doveva tornare indietro? Era l'unica alternativa.
“Come facciamo a sapere che lei sia qui? Come facciamo a sapere che qualcuno sia qui? Insomma, è scomparsa, come le altre. Potrebbe anche essere in Messico, volendo.” sospirò Jeff.
Quasi per contraddire le sue parole, la porta si aprì, e un'ombra comparve sulla veranda, in controluce a causa della confortevole luce che proveniva dalla casa, che agli occhi dei due uomini appariva come il paradiso, in un momento come quello.
Una ragazza, scalza, fece qualche passo sotto la veranda, squadrò i due uomini e, appena li riconobbe, gli corse incontro.
“Vi credevo morti! Dove...?”
“Oh, credimi, nella situazione in cui ci siamo trovati, tra vita e morte non c'era molta differenza. Prima però, entriamo... ” disse Giuseppe, guardandosi per un ultima volta il fianco del vestito, ancora macchiato di sangue.
Rimasero nel salotto della casa fino a notte fonda, raccontando la loro storia. In punto di morte, furono trovati ed aiutati da un boscaiolo che abitava in una casa non molto distante. Era stato necessario chiamare un medico per i proiettili (andando in città, inoltre, su richiesta dei due il taglialegna aveva fatto domanda sulle ragazze, delle quali non si avevano informazioni), mentre per la ferita bastava il riposo che non avevano avuto: appena furono in grado di muoversi, raccolto qualcosa per proteggersi dalla pioggia insistente di quei giorni, partirono il prima possibile per tornare in città.
“Mi dispiace, davvero, il fatto è che...” spiegò Daisy “proprio a causa della pioggia non siamo mai uscite da questo posto. Di conseguenza, nessuno ha saputo dirvi se...”
Con un cenno della mano Jeff le fece segno di non preoccuparsi, assorto, silenziosamente, nel guardare la legna ardere.
“...noi c'eravamo o meno. Avreste risparmiato tempo” concluse la ragazza ignorando il tacito avvertimento.
Dopo un po' di tempo, andarono, uno dopo l'altro, a riposare, le due ragazze forse felici ma Giuseppe sovrappensiero: la caccia che continuavano a condurre in svantaggio lo assillava in continuazione, soprattutto in quel momento. Notarono solo in quel momento che l'unica proprietaria della casa non si era ancora fatta vedere.
Jeff rimase nella poltrona davanti al caminetto a lungo, a rigirare fra le mani una pipa mai usata, quasi nuova, di un legno che sembrava spendere, senza traccia di tabacco al suo interno. Una strana settimana, non c'era dubbio. Ma in fondo ne erano usciti vittoriosi. Nella carrozza, tolta di mezzo dal taglialegna e i due investigatori, unico modo per ripagare il debito, avevano infatti trovato il pezzo di una lettera. Bruciata in un angolo. Curioso. Jasper aveva tentato di toglierla di mezzo, ma aveva avuto altro a cui pensare, in quel momento? Probabile, dato che in seguito aveva deciso di tagliar corto strappandola. Ora, nella sua metà di lettera, quella inferiore, compariva solo il nome di New York, ritrovo prestabilito, una firma, Il Cobra, e un piccolo stemma, disegnato a matita, frettolosamente: un occhio chiuso. Il flusso di pensieri venne interrotto da un lieve rumore, quasi impercettibile.
“Sei ancora sveglio?” chiese Daisy.
“Penso di sì.” bofonchiò Jeff.
“Certo che... siete sopravvissuti ad un bel guaio.”
“Poco ma sicuro.” rispose l'altro iniziando a pulire con cura gli occhiali “Sicuro, del resto, come il fatto che non sono l'unico ad essere nei guai, lontano da casa. Non facciamo che spostarci avanti ed indietro, e tu, inoltre, sei anche stata rapita, rischiando la morte.”
“Cose che succedono, seguendo un abile criminale.”
“Può darsi. Ma non è una cosa che fa la gente comune. Cacciatori di taglie, soldati e mercenari danno la caccia ai criminali, non un'ereditiera. Mi chiedevo, a tal proposito, perché ci stai seguendo?”
“I-io...” la ragazza pareva confusa, il suo volto, illuminato dalle fiamme, pareva quasi preoccupato “te l'ho già detto.”
“Forse, hai ragione. Ma ormai saresti più sicura a casa che qui. Non credo che a Jasper interessi veramente toglierti di mezzo.” ribatté Jeff calmo.
“Non capisci...” dopo un'imbarazzante silenzio della ragazza, questa continuò. “E tu invece, cosa ci stai guadagnando?”
Non poteva ripagarlo con la stessa moneta, non reggeva. “Sono un detective. E' il mio lavoro. Certo, forse in questo caso stiamo un po' esagerando, ma si tratta di fermare un criminale pericoloso.”
“Per soldi, dunque.” concluse Daisy.
Jeff, sistemati gli occhiali, ricominciò a rigirarsi la lettera tra le mani, cosa che Daisy notò.
“Da un lato meno poetico, forse. Ma sono soldi guadagnati bene, “
“Chi ti paga?”
“Sei persone, in tutto, che vorrebbero solo vedere Jasper impiccato per quel che gli ha fatto, e altri due che temono per la loro città, sindaci di piccole città come questa nei pressi di Washington. E un po' la mia coscienza.”
“Una grande coscienza, quella che mette a rischio la vita di qualcun altro. Non sai che... quel che...”
“Così torniamo all'inizio della discussione, Daisy. Se vuoi possiamo riportarti a Washington. Ormai non abbiamo più modo di seguire Jasper, parlando realisticamente.”
Daisy chiuse gli occhi. “No, anzi, scusami. Buonanotte.”
“E sia...” Jeff sospirò, rimise la pipa in tasca, si sistemò di nuovo gli occhiali e diede un'ultima occhiata alla lettera, solo per notare che quel pezzo ingiallito di carta non era quello che aveva prima: privo di disegni, indicazioni o firme, c'era solo un piccolo testo, mentre il suo pezzo, che combaciava alla perfezione, era dove lo aveva lasciato, sul tavolo, lo stesso tavolo sul quale una ragazza gli aveva lasciato il resto dell'attesa lettera.
“Interessante.”

“Maledizione, è finita! New York è enorme, non abbiamo riferimenti, non sappiamo chi, o meglio, cosa sia il Cobra, e comunque non possiamo continuare ad andare avanti ed indietro a suo piacimento!” imprecò Giuseppe quando Jeff, il mattino dopo, gli spiegò tutto. L'uomo non poteva che concordare.
“Forse.”
“Per carità, non pensar male, ora, amico mio. Sono intenzionato ad arrivare fino in fondo, ma a volte mi chiedo: chi ci paga per farlo?”
“Coscienza, Giuseppe, solo coscienza.”
 
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Giuseppethedrifter
view post Posted on 7/7/2012, 01:06     +1   -1




Uppo anche gli onori dei vecchi tempi :D Il grande ambo. Anche questa mai finita :sisi:
 
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19 replies since 19/6/2010, 23:20   224 views
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